Epifanèia significa manifestazione,
apparizione, venuta, presenza divina, ma come festa è precedente al
cristianesimo . Epifani sono, nella cultura greca, le divinità che
appaiono agli uomini, come Zeus, Atena, Ermete.
L’epifania cristiana non s’ispira al loro culto
pagano, poiché si tratta di una celebrazione della manifestazione
pubblica di Gesù al mondo, non a partire da una rivelazione esterna
all’umanità o sotto gli aspetti dell’umanità, come nella mitologia
greca, ma nella nascita di un bambino nel popolo ebreo e che è il suo
messia, e l’incontro col mondo pagano, simbolizzato dai Re magi del
vangelo.
La festa si chiama anche “Teofania”, che
significa “manifestazione di Dio”.
L’uso di Epifania come festa cristiana appare
non prima del III secolo e da subito diventa una celebrazione confusa:
alcuni festeggiano la nascita vera e propria di Gesù, in quanto le
natività di Luca e di Matteo non erano ancora state redatte e dunque la
storia di Gesù partiva dal suo battesimo nel Giordano, altri collegarono
la data al primo miracolo di Gesù, e quindi sempre ad una sua
manifestazione come divinità, ed infine subentrate le natività,
l’adorazione da parte dei Re Magi che ha il significato di
manifestazione di Gesù ai pagani.
Questa confusione della festa perdura anche
oggi, in quanto i Cristiani orientali associano all’Epifania il suo
significato più originale, ovvero il battesimo di Gesù nel Giordano,
mentre i cristiani occidentali ormai associano la data alla sola venuta
dei Magi.
Nella cultura occidentale vengono addirittura
attribuiti ai Magi i nomi di Melchiorre, Gasparre e Baldassare e
vengono, ovviamente, identificati nel numero di 3, anche se il Vangelo
di Matteo non specifica affatto quanti essi fossero.
Il numero 3, oltre ad avere tutti i suoi
significati esoterici, fu scelto per via dei doni che i Magi portarono,
ovvero “oro, incenso e mirra”.
Non possiamo sapere con certezza chi introdusse
la figura dei Re Magi e chi decise i loro nomi, fatto sta che a seconda
della zona dove ci spostiamo la comunità cristiana che troviamo li
identifica in tre personaggi e gli da tre nomi secondo la propria
cultura, ad esempio Hor,
Basanater e Karsudan per la Chiesa Cattolica Etiope oppure Larvandad,
Hormisdas e Gushnasaph per la Comunità Cristiana della Siria.
Nelle chiese ortodosse, invece, la data è direttamente associata
alla nascita biologica di Gesù, facendo diventare il 6 gennaio una sorta
di Natale.
E’ interessante
osservare l’allegoria propria della nascita di Gesù il Cristo. Il
Redentore, nacque in una grotta (simbolo iniziatico), diventata poi una
stalla, alla presenza di una dualità animale (l’illusione degli opposti
nel piano fisico).
A rendergli omaggio
vennero i tre Re Magi, rappresentanti le tre caste: l’aspetto
mistico-sacedotale insito nel dono dell’incenso,
quello del potere proprio dell’oro e la mirra,
bene molto prezioso in quell’epoca.
INCENSO - L’incenso, conosciuto soprattutto per il suo uso durante
le cerimonie religiose e funebri, viene estratto dalla Boswellia, pianta
dell'antica medicina ayurvedica. Diverse ricerche (fondamentale quella
di Edzard Ernst, pubblicata sul British Medical Journal nel 2008) ci
hanno confermato la presenza in questa resina di numerose sostanze
chimiche dotate di attività antinfiammatoria. La Boswellia si utilizza
ormai da molti anni, ottenendo buoni benefici, nei pazienti con colite
ulcerosa, Crohn o altre malattie croniche a carico dei bronchi come
delle articolazioni. È ben tollerata e consente anche di ridurre il
consumo di farmaci
MIRRA - La mirra tra i doni dei Magi è forse la sostanza più misteriosa,
molti neppure sanno cosa sia. Si tratta di una resina ricavata da una
pianta tipica di penisola arabica, Mesopotamia e India (le stesse zone
dove è d’altronde presente anche la Boswellia). Nell’antichità si usava
soprattutto per aromatizzare e conservare le mummie. Il primo lavoro
scientifico italiano sulla mirra è stato pubblicato 15 anni fa, su
Nature, da Piero Dolora e dai suoi collaboratori del Dipartimento di
Farmacologia dell’Università di Firenze, che hanno ben studiato il
meccanismo di azione di alcune sostanze chimiche, presenti in questa
resina, sui recettori per gli oppioidi, spiegandone così le capacità
analgesiche. L'uso tradizionale, confermato da prove cliniche più
recenti, ci consente di sfruttarne pienamente non solo le proprietà
analgesiche, ma anche le capacità antinfiammatorie e antisettiche -
provate da altri studi scientifici - che si rivelano particolarmente
utili nella cura di gengiviti, afte, peridontopatie e nella terapia di
ferite e ulcerazioni cutanee. In Arabia Saudita la mirra viene ancora
oggi utilizzata per la cura e la protezione del piede diabetico. Ma
mirra e incenso sono stati utilizzati fin dall'antichità come rimedi
curativi non solo da singolarmente, ma anche insieme. Il «Balsamo di
Gerusalemme», che per la sua attività antinfiammatoria è entrato a far
parte di molte recenti farmacopee, è stato formulato, proprio grazie a
queste due resine, nel 1719 nella farmacia del monastero di San
Salvatore, nella città vecchia di Gerusalemme.
ORO - E l’oro? Se si fosse trattato veramente del prezioso metallo
potremmo limitarci a dire che l'oro ha avuto un posto di rilievo nella
recente storia della medicina, per la terapia di fondo dell'artrite
reumatoide. Ma, invece che di oro, poteva trattarsi della preziosissima
polvere di Curcuma, color oro appunto, proveniente sempre dall’Oriente,
pregiata sia in cucina, sia nella medicina. Oggi sappiamo che la Curcuma
è preziosa perché contiene sostanze antiossidanti particolarmente attive
contro i fenomeni infiammatori cronici e nelle varie tappe della
trasformazione cancerosa delle cellule. Usata nella pratica clinica su
pazienti affetti da psoriasi e da infiammazioni croniche intestinali o
reumatiche, la Curcuma suscita sempre maggior interesse tra i
ricercatori perché si è visto che può migliorare la risposta di alcuni
tumori ai farmaci chemioterapici. Un esempio, tra i tanti, che ci
consente oggi di parlare di medicina integrata, piuttosto che di
medicina alternativa.
Ottato di Milevi (IV
secolo d.C), teologo, vescovo e noto oppositore del donatismo, sostiene
che l’oro simboleggia la fede, quindi l’incenso la santità; mentre la
mirra, la passione. Alano di Lilla (XIII sec.), teologo e filosofo
francese, è di un parere diverso: l’oro indica le Scritture, l’incenso
l’aspetto morale e la mirra quello storico.
Per il filosofo e
teologo Tommaso d’Aquino (XIII sec.), così per Bernardo Chiaravalle,
l’oro acquisisce il suo valore materiale per sostentare la Vergine, la
mirra per il Bambinello e l’incenso per decontaminare l’ambiente dal
puzzo degli animali.
Il grande teologo
sant’Agostino e papa Gregorio Magno sostengono che i 3 doni rimandano
alla triplice immagine di Gesù: Uomo, Re, Dio.
Della stessa idea sono
tanti altri uomini di Chiesa. Jean Jersono (XV sec.), teologo e filosofo
francese, li associa pressoché alle tre virtù teologali: l’oro con
riferimento alla carità, l’incenso per la fede, la mirra rappresenta la
libera volontà.
Sono tanti i nomi e le
interpretazioni per stilare precisamente un elenco. Tuttavia oggi è
convinzione diffusa che i tre doni rivestono lo stesso significato
simbolico definito dai tanti uomini del clero come sant’Agostino e papa
Gregorio Magno.