W. A. MOZART

Spartiti e grembiule Così fan tutti... di Max Bruschi

È il 1984 quando il regista Milos Forman fa incetta di Oscar grazie al suo Amadeus. E l'attore Tom Hulce, chiamato a interpretare il ruolo di Wolfgang Amadeus Mozart, consegna ai posteri l'icona di un genio bambino, una specie di rockstar sull'orlo del manicomio, magistralmente siglata dalla risata isterica con cui punteggia le battute del suo personaggio. Del resto, che «Wolferl» fosse poco registrato, una volta fuori dal pentagramma, lo aveva asserito addirittura Stendhal. E che dire degli aneddoti, dell'epistolario frizzi, lazzi, sconcerie assortite? Eppure, pare proprio ci fosse altro. Il Mozart massone e rivoluzionario (Bruno Mondadori, pagg. 465, euro 30) che esce dalle pagine di Lidia Bramani, col Mozart della vulgata c'entra pochino.Certo, che il compositore viennese avesse vestito il grembiule da libero muratore, è cosa nota. Per la precisione, era stato iniziato nella Loggia Zur Wohltätigkeit, retta dal barone Otto von Gemmingen, il 14 dicembre 1784. Inoltre, anche a prescindere dal Flauto magico, autentico monumento musicale alla massoneria, il catalogo mozartiano contempla un profluvio di brani, cantate eccetera scritte non solo su testi di fratelli, ma anche esplicitamente per accompagnare i lavori nel Tempio.

 

Il Flauto Magico

Su quest'opera in due atti, scritta dall'autore a pochi mesi dalla morte e rappresentata per la prima volta a Vienna il 30 settembre 1791, si sono versati i proverbiali fiumi d'inchiostro. Le ragioni sono tante. Ma quella che quasi certamente fa aggio su tutte le altre rimanda alla genesi (e alla susseguente struttura nonchè ai contenuti) dell'opera stessa. Un'opera intrisa di simbologia massonica, che anzi «segue il rito tradizionale dell'illuminismo massonico», come ha sottolineato Böer, concepita e nata attorno a quell'interesse sui misteri egizi sui quali la loggia della massoneria di Vienna, cui Mozart era legato, proprio in quell'epoca indagava. Non a caso, l'ambientazione, sia pure temporalmente indeterminata, ha come sfondo un Egitto immaginario, nella quale si inseriscono i personaggi che giocano la loro partita sul filo sottile, inconsistente e impalpabile che divide, come una cesoia, il mondo del male e del bene, della menzogna e della verità, delle tenebre e della luce, dell'ignoranza e della conoscenza. Insomma, un mondo magico e reale insieme, che in un abile impasto riesce a concordare diverse forme musicali e altrettanti elementi culturali, in un prodotto teatrale dal grande equilibrio e dall'indubbio fascino. Così, se sul «fronte» culturale si alternano in coerente successione i temi del fiabesco e del meraviglioso (flauto e glockenspiel, ovvero carrilon, dalle proprietà magiche, montagne che celano ambienti fantastici, apparizioni varie e continue di animali e genietti), dell'illuminismo e del giusnaturalismo (uguaglianza dei diritti dell'individuo, aspirazione dell'uomo alla saggezza e alla giustizia, così come alla ragione e a un rapporto armonico con la natura), della massoneria (riti iniziatici per accedere ai misteri e alla luce, invocazione delle divinità egizie Iside e Osiride, simbologia varia con particolare riferimento ai numeri e alla misteriosofia), nonchè della semplicità e umiltà popolaresca, del comico e del buffo; su quello musicale si gioca attorno al Lied viennese, al Corale luterano, all'Aria italiana. Il tutto condito da un recitativo diffuso, che i questo allestimento è stato smorzato e limitato anche per motivi di comprensione linguistica.