A.D.G.A.D.U.
“Solve
et Coagula:
Il viaggio dell’iniziato per il suo
perfezionamento interiore nella metafora alchemica”
------------------
“La
trinità – i tre principi delle cose – lo zolfo, il mercurio, e il
sale.
Lo
zolfo ha la proprietà dell’olio e del fuoco;
in
unione con il sale in virtù del suo ardore ne accende la forza di
attrazione,
mediante la quale attira il mercurio, lo afferra lo trattiene e con
esso produce i
vari
corpi.
Il
mercurio è una sostanza spirituale liquida e volatilizzabile.
-
Cristo
Lo Spirito Santo”.
Lev
Tolstoj Guerra e Pace
L’Uomo da sempre si misura con il dualismo
della caducità della sua esistenza e la percezione di una dimensione
eterna cui è connesso.
La ricerca della proiezione verso l’assoluto,
oltre i limiti della mortalità, è patrimonio comune di tutte le
civiltà, che hanno adottato delle rappresentazioni di questa
complessa relazione.
Il filosofo David Friedrich Strauss ci consegnò
la riflessione che il mito è una verità metafisica trasmessa
attraverso la narrazione di un racconto. Andando oltre, con il
concetto hegeliano di rappresentazione, sosterrò che ogni civiltà
umana ha rappresentato la relazione fra esperienza umana
individuale, dimensione collettiva dell’umanità ed eternità
attraverso la costruzione di una mappa concettuale che delinea il
profilo di questa relazione e traccia una via per connettere i
differenti stati dell’Essere.
Sono mappe concettuali le religioni,
l’etimologia più accreditata della parola è appunto religio-onis,
raccolta, legame, ed ancora di più le vie sapienziali: cabala,
alchimia, magia cerimoniale, teurgia, ecc. Le discipline sapienziali
custodiscono la consapevolezza che la fenomenologia in cui l’essere
umano è immerso, gli oggetti del mondo con cui si rapporta per come
i sensi gli consentono, è l’esito di una “caduta”, di un precipitare
dello Spirto nella materia. Le vie sapienziali sono tali in quanto
in esse è sedimentata la consapevolezza che il sapere che detengono
e custodiscono è un linguaggio, necessariamente frutto di un
determinato luogo e di un determinato tempo, ma “rappresentano “ la
mappa concettuale, il percorso del ritorno dello Spirto in sé,
l’identità fra soggetto ed oggetto.
Nel Sefer Raziel HaMalakh, il libro dell’angelo
Raziel, viene narrato che Adamo, appena cacciato dal Gan’Eden , il
paradiso terrestre, acquisisce consapevolezza di quanto appena
avvenuto, si prostra chiedendo il perdono di Dio, che ha pietà della
sua creatura ed invia l’angelo Raziel ( Raz-El il segreto di Dio )
con il libro che poi la Tradizione chiamerà libro dell’Angelo
Raziel, che contiene tutta la Sapienza necessaria per riconquistare
il perduto stato edenico al centro dell’universo, perché il posto
dell’Uomo è accanto a Dio.
Questo racconto allegorico ci offrirebbe
molteplici spunti di riflessione, sottolineerò solo che è una
narrazione del concetto sovraesposto, le dottrine sapienziali, ma
soprattutto gli iniziati che le praticano, sono tali se consapevoli
della separazione, meglio dell’illusorietà della separazione, e
della necessità che tutto venga ricondotto all’Unità.
Il Sefer Raziel viene tradizionalmente
considerato un antico testo di cabala operativa, ma siccome nessuno
ha letto quello che ricevette Adamo, il testo che possediamo con
quel nome è di difficile datazione, ma probabilmente medioevale, non
possiamo escludere a priori che si trattasse in realtà di un testo
di alchimia. Si tratta di una celia sino ad un certo punto, poiché è
certo che cabala ed alchimia sono due linguaggi che esprimono la
medesima mappa concettuale.
L’Alchimia è l’arte di scomporre gli elementi
grossolani e volgari della materia tramutandoli nel loro
corrispondente nobile, ovvero filosofale, cioè veicolo di
conoscenza. In alchimia la parola filosofale deve essere ricondotta
al significato etimologico, il filosofo è il praticante dell’arte
che ama la conoscenza, un amore puro, fine a sé stesso, la pietra
filosofale è la conoscenza stessa, il ricongiungimento alla
dimensione eterna dell’Uomo, il superamento dei feroci cherubini, la
riconquista dell’Eden.
Il solve et coagula è il processo di
scomposizione della materia affinché possa pulirsi, purificarsi
dagli elementi volgari che la lordano ed iniziare il processo di
volatizzazione, indispensabile alla nobilitazione.
È un processo che riguarda la prima parte
dell’Opera, l’opera al nero o Nigredo, è simboleggiata spesso dal
corvo, anche se processi di solidificazione e volatizzazione
avvengono in tutte le fasi dell’Opera, sono rappresentati da animali
naturali, leone, serpente o immaginari e grotteschi, idre,
basilischi, draghi, chimere, volti demoniaci ecc.
Il costante susseguirsi dei processi di
volatilizzazione e solidificazione nel corso dell’Opera sono un
memento per l’iniziato, continuamente chiamato ad interrogarsi nel
suo percorso, che sempre richiede la capacità di mettersi in
discussione. Non è forse uno dei primi moniti che il Libero Muratore
incontra nel Gabinetto di Riflessione? VI.T.R.I.O.L. Visita
Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem. Il simbolo
del Vitriol è il Leone Verde che divora il sole, il che riveste un
preciso significato operativo che gli adepti della Via Secca
riconoscono operando. A noi liberi muratori interessano gli aspetti
simbolici ed analogici. L’acrostico nei testi di alchimia si
conclude con altre due lettre V.M. Veram Medicinam. La pietra
occulta che deve essere scoperta attraverso il lavoro alchemico è la
Vergine-Prostituta, la materia originale, l’elemento da cui tutti
gli elementi discendono. La vera medicina è la vita eterna,
l’immortalità che l’essere umano consegue attraverso la Conoscenza
unificatrice, la Da’at
dei cabalisti, così l’adepto incontra nel
processo alchemico l’Anima
del Mondo.
La Pietra filosofale, l’oro potabile, l’elisir
di lunga vita, tutti simboli della meta del vero iniziato, il Sapere
Assoluto, la rappresentazione si chiarifica, i concetti appaiono
nudi nella loro realtà, non più materia-spirito, vita-morte,
Uomo-Dio, Unità-molteplicità, tutto è UNO.
Alchimia e Cabala condividono la visione di un
divino che è nel medesimo tempo immanente e trascendente, vuole
essere conosciuto, ma non si giungerà a comprenderne la dimensione
trascendente se non attraverso l’incontro con la dimensione
immanente, il creato la natura, gli elementi, l’oggetto del lavoro
dell’adepto alchimista.
Il Fratello Paolo Lucarelli definì la Libera
Muratoria l’arca dei simboli della Tradizione Occidentale, così nel
Tempio troviamo diversi riferimenti all’Opera. Il Libero Muratore
come l’adepto lavora analogicamente, come l’alchimista trasmuta gli
elementi nell’Atanor per operare una trasmutazione animica nel
profondo del proprio essere, il massone utilizza gli utensili
muratori al medesimo fine. I rituali che compiamo nel tempio dei
liberi muratori, il cui scopo è erigere templi alla virtù, il Tempio
Spirituale, si prefiggono una trasmutazione interiore.
Il Gabinetto di Riflessione è ricco di
riferimenti alla Arte Regia, il già citato VITRIOL, il Gallo, lo
stesso Gabinetto con la sua oscurità richiama la prima fase
dell’Opera, l’Apprendista Libero Muratore è chiamato a sgrossare la
pietra grezza, l’iniziazione e tutto il percorso sono paragonabili
alla fase della Nigredo. I metalli impuri devono putrefarsi e
decomporsi, ecco perché il simbolismo del corvo, l’Apprendista
Muratore, ancora pienamente contaminato dal mondo profano è
chiamato, attraverso la partecipazione ai lavori rituali, il
silenzio e l’ascolto dei Fratelli massonicamente più anziani, a
liberarsi delle contaminazioni profane ed avvicinarsi ad essere un
iniziato. Infatti, il rito di iniziazione con i suoi viaggi e la
purificazione attraverso gli elementi indica la strada ma, come
opportunamente ci ricorda il Guénon, l’iniziazione è solo virtuale.
L’Apprendista ha ricevuto le chiavi per procedere sulla via, la
prima mappa concettuale gli viene consegnata con il rito attraverso
il quale da recipiendario diviene iniziato, ma rendere quella
iniziazione virtuale, potenziale un’effettiva iniziazione è il
viaggio iniziatico stesso, il cammino che ha scelto di
intraprendere, abbiamo infatti promesso di percorrere
incessantemente la via Iniziatica Tradizionale.
La seconda fase dell’Opera è l’Albedo, l’opera
in bianco, è simboleggiata da cigni bianchi, dalla Luna, è la
trasmutazione del piombo in argento, il momento della fissazione
della materia ripulita dalla Nigredo, spesso questa fase dell’Opera
è simboleggiata da elementi femminili. È stata paragonata al secondo
grado della Massoneria Azzura, il grado di Compagno d’Arte, come la
materia prodotta dalla Nigredo attraversa il processo di fissazione
il Compagno d’Arte è chiamato a mettere a frutto quanto appreso nel
suo apprendistato. Infine, la Rubedo, l’Opera in rosso, il
completamento del lavoro che conduce alla Grande Opera, spesso
simboleggiata da una Fenice. Il Libero Muratore è Maestro, rosso è
il bordo del grembiule che cinge alla vita, ora conosce la Squadra
ed il Compasso, gli utensili sono tutti a sua disposizione. Qui però
vi è la grande differenza fra noi iniziati alla Libera Muratoria e
gli adepti, se, infatti, l’alchimista che giunge al rosso intravede
il compimento dell’Opera il Maestro Libero Muratore è nel pieno del
viaggio iniziatico, e, se intende correttamente l’Arte, sa che il
lavoro del Maestro è adoperare correttamente tutti gli strumenti che
ha acquisito portando sempre con sé il monito del Gabinetto di
Riflessione, Rectificando Invenies, sempre la Pietra deve essere
sgrossata, sempre occorre fermarsi e costatare in quale punto della
“mappa” si è giunti per opportunamente rettificare il cammino.