Mio padre massone
   
    Caro Beppe,
    mio padre, morto sei anni fa, era membro attivo del Grande Oriente d'Italia e grado 33 (il massimo in quell'istituzione) sin dal principio degli anni Settanta. Come Maestro Venerabile ha fondato alcune logge e ne ha diretto i lavori per anni, terminando il suo percorso in massoneria come Gran segretario aggiunto del Supremo consiglio della massoneria italiana, l'organo di autogoverno di tale istituzione. Posso dire solo che, andando a curiosare fra i verbali delle sedute di loggia che egli conservava in casa, ho scoperto solo un mondo di persone che perseguivano un cammino interiore di consapevolezza e fraternità, non solo fra di loro, ma anche verso il resto dell'umanità. La mia famiglia non è mai stata ricca, né ha mai tratto alcun vantaggio dalla posizione di mio padre in massoneria, e io, a 40 anni, mi ritrovo a vivere in Spagna con un lavoro d'ufficio comune a tante persone. Vorrei solo fosse chiaro che anche in massoneria ci sono persone che operano per il bene proprio e comune, non solo insaziabili tessitori di trame. E inviterei quanti sentono parlare di massoneria solo dai giornali a volersi documentare, basta un click su un sito interenet. Mi auguro che qualcuno in Italia si interroghi anche sul ruolo, locale e internazionale, di associazioni come l'Opus Dei, delle quali poco o mai si parla, dato che il loro riferirsi a princìpi cattolici dovrebbe rassicurare anche le menti dei più sospettosi. Io, la mano sul fuoco non ce la metterei.
    Grazie,

 

         Ugo Riccio , uriccio68@yahoo.co.uk